lunedì 27 dicembre 2010

DESIDERIO: SINONIMO DI INFELICITA'

Bisognerebbe che tutti fossimo pronti ad "investire" nella nostra vita perche' nulla ci viene dato senza che ve ne sia motivo.
Uno dei momenti piu' importanti e' quando ci fermiamo e ci chiediamo che scopo abbia la nostra esistenza.
Sicuramente lo scopo che riusciamo a comprendere e ad assegnare alla nostra vita cambia sovente. Ogni fase evolutiva porta nuove conoscenze ed esse modificano il significato che noi diamo alla nostra esistenza cambiando di posto a valori e priorita'.

La vera domanda e': siamo coscienti dello scopo della nostra vita?

La maggior parte di noi non riuscirebbe a rispondere a questa domanda, o ci riuscirebbe in modo molto vago.
Molti direbbero che uno scopo una volta l'avevano, ma con il passare del tempo si e' perso, ucciso dalla monotonia di una vita che non lascia intravedere prospettive di cambiamento; oppure ci diranno che le avversita' od il mancato realizzarsi di un progetto hanno posto fine al loro sogno.....

La realta' pero' e' ancora diversa non e' possibile vivere senza uno scopo, anche il piu' misero.
Noi tutti abbiamo delle "aspettative", miriamo a qualcosa, magari solo ad un raggiungimento materiale o a soddisfare un bisogno immediato, ma non ci e' possibile a livello mentale sfuggire ala trappola del DESIDERIO.
Nel nostro inconscio poi l'attivita' e' ancora piu' frenetica perche' e' certo che un qualche obbiettivo a lunga scadenza venga perseguito, seppur con difficolta'.

Non e' possibile evadere dal desiderio e cio' causa frustrazione continua.
Non e' possibile fuggire dal desiderio perche' l'uomo e' proiettato in un cammino evolutivo senza soste che lo porta ad essere insoddisfatto di cio' che ha ed ottiene, se questo non e' in sintonia con il proprio cammino evolutivo.
Viene da chiedersi se sia nato prima il desiderio o l'insoddisfazione....
Anche nel caso in cui un obbiettivo valido e coerente sia stato raggiunto subentra un fattore di inquietudine profonda e potente che ci strappa dal beato stato di momentaneo equilibrio con i nostri desideri e ci lancia verso nuove e piu' elevate imprese.
Insomma fermarsi od ottenere un raggiungimento finale proprio non si puo'.

Allora cerchiamo di capire come poter camminare subendo il minor numero di frustrazioni possibile e come con questo essere felici ed investire in maniera appropriata nella propria vita.
Fermiamoci e chiediamoci: che scopo ha la mia vita adesso ?
Che cosa voglio ottenere ?
E' difficile ma vale la pena provare.

Nel momento in cui si riesce a rispondere a questa domanda tutto, dico veramente tutto, cambia di prospettiva nella vita.
Nulla a livello razionale puo' essere come prima.

Adesso se vado a scuola, lavoro, scrivo e' per un preciso motivo e posso chiedermi se e come cio' che faccio sia in sintonia con lo scopo della mia vita ed eventualmente cambiare.
Non dovro' piu' lamentarmi se qualcosa non mi piace perche' potro' sempre scegliere coscientemente di cambiare, o al contrario, se le cose che sto facendo sono una coerente preparazione allo scopo della mia vita posso giudicare il tempo in esse speso come un utile investimento e vivere meglio le difficolta' che incontro.

Ancora una volta la parola chiave di tutto e' COSCIENZA.
Il prendere coscienza dei processi che stanno alla base del nostro pensiero e delle nostre emozioni ci puo' portare ad interpretare e vivere la vita in maniera completamente diversa, ricordando comunque che per ottenere qualcosa dobbiamo investire in essa.
Sia che lo scopo della nostra vita sia essere miliardari o medici di anime.

Con una serena analisi di cio' che serve per arrivare allo scopo che ci si e' posti, seguendo se possibile una linea di condotta che non implichi il sopraffare, controllare o togliere agli altri, si ottiene il processo di de-idealizzazione dello scopo.

Molto spesso quello che ci prefiggiamo nella vita e' il frutto di una astrazione e non ha attinenza con la realta' conseguente il desiderio stesso.
Tutti vorrebbero essere miliardari, ma forse un'analisi di cio' che comporterebbe dedicare la vita al raggiungimento di tale scopo e poi il viverla con tutti i suoi, sovente poco conosciuti, aspetti anche negativi potrebbe farci decidere che in realta' non sia cio' che vogliamo.

Bisogna cercare di liberarsi dagli stereotipi, cercare di guardare dietro all'apparenza e dare una scala di valori meno sociale alla felicita'.
La felicita' forse non e' avere i denti bianchi o 100 persone che strisciano chiedendo i tuoi favori; quella e' illusione o potere e potere, illusione e felicita' difficilmente possono esistere insieme. Meglio, potere e illusione spesso coesistono.. e' la felicita' che non si puo' mischiare.

Credetemi siamo bombardati da stereotipi che ci dicono che bello e' felicita'; che avere la macchina di tale marca e' felicita'; che la televisione ci fa' felici; che la famiglia felice mangia....; che la squadra del cuore ti fa' felice; che felice e' chi puo' avere questo e quest'altro.....
E noi, noi che non siamo felici, facciamo come loro, desideriamo essere come loro, facciamo come loro (o almeno ci proviamo) assurdi stereotipi della societa' consumista e ci accorgiamo che non siamo felici lo stesso, che ogni passo in avanti sulla strada della felicita' consumista ci prospetta un nuovo ed un piu' arduo traguardo al quale sacrificare lavoro e tempo e noi stessi in una corsa di desideri senza fine.

Quale e' lo scopo della mia vita ? come si adatta tuto cio' con esso ? Come posso meglio impiegare il mio tempo ?

Allora se rispondo a queste domande posso anche sacrificare la corsa consumista ad uno stile di vita che piu' si adatti ai miei veri desideri; devo solo fermarmi ed analizzare quanto una macchina non troppo nuova possa meglio servire al mio scopo, se posso con questo risparmiare dei soldi piu' utili per essere impiegati altrove e/o il tempo necessario per guadagnarli.

Potrei accontentarmi di un lavoro peggio remunerato, ma piu' piacevole, con piu' tempo libero per seguire le cose che veramente mi interessano accontentandomi di non possedere l'ultimo modello di televisore, magari comperandone uno usato, quasi nuovo, scartato da chi ancora la corsa al consumismo la sta facendo.

Comunque la questione che si pone non e' nemmeno nella funzionalita' di un oggetto e non comporterebbe nemmeno un sacrificio nello stile di vita. Sarebbe solo una questione di immagine, solamente vincolata al nostro orgoglio sociale, alla nostra voglia di apparire.
Dobbiamo cercare di riportare i valori per i quali siamo, o possiamo essere, apprezzati al livello dei rapporti umani non stereotipati.

Saremmo comunque piu' apprezzati da chi lo merita se ci comportasimo in maniera dolce,comprensiva, attenta, educata... che non se possedessimo la piu' potente e lucida automobile o la casa al mare o il vestito firmato.... al massimo cosi' potremmo suscitare invidia.

Le scale dei valori devono tornare al loro posto perche' con esse stiamo perdendo il contatto con la realta' della vita.
Questo fenomeno e' molto pericoloso perche' se permettiamo che questo accada a livello sociale, le energie che si prendono cura del processo evolutivo potrebbero ricordare, con una sorta di Karma sociale, a noi ciechi e sordi agli stimoli dell'anima, quale sia la scala dei valori reale con una calamita', una guerra, un qualcosa di tremendo che distrugga il nostro mondo fatto di illusioni consumistiche sostituendolo con uno dove fame, freddo, dolore e necessita' di beni primari riprendano il loro vero posto e dove il rapporto tra gli uomini debba avvenire senza la mediazione degli status symbol.

Meglio sarebbe imparare la lezione senza dover passare attraverso tali insegnamenti. non a caso ci sono stati donati intelligenza, immaginazione e libero arbitrio.
Prendiamo esempio da cio' che avviene intorno a noi, nel mondo, ed impariamo a dare il giusto valore alle cose.

Il giusto valore per noi, per il nostro cammino, per perseguire lo scopo della nostra vita, ben sapendo che dietro di esso ve ne sara' sempre un'altro e che solo su quella strada possiamo essere felici.
Ricordiamoci solo che la nostra felicita' o il raggiungimento dei nostri fini non puo' e non deve costare a nessun altro essere sofferenza e che felicita' e potere non possono coesistere.

1 commento:

  1. Commento ricevuto per e-mail da Ponzalino Ezio il 15/01

    Le cose accadono, inevitabilmente, quando [non] si vogliono e quando si temono, mentre quando si desiderano difficilmente si realizzano. Infatti la volontà magica deve attingere energia dalla dimensione degli archetipi e desiderare una cosa trattiene il pensiero nel mondo anagrafico, depotenziandone la forza. Se si vuole una cosa si deve sviluppare un'immagine pura che sia distaccata affettivamente dalla cosa voluta. Volere senza desiderare è una cosa molto difficile, un equilibrismo mentale che richiede esercizio e purificazione interiore. Quando si teme una cosa si tende a pensarla di continuo, sperando che non accada, ma in questo modo la si pensa con intensità senza desiderarla e, inconsapevolmente, se ne mantiene ed alimenta l'immagine che prima o poi diviene realtà.
    (da Giorgio Sangiorgio - Agricoltura Celeste - Pag. 198 - Ed. Cenacolo Umanistico Adytum - Trento - 2005)

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