mercoledì 27 ottobre 2010

I SILENZI DELL'ANIMA

Allora le porte del suo cuore si spalancarono e la sua gioia volo' in lontananze ben al di sopra del mare .
Ed egli chiuse gli occhi e prego' nei silenzi della sua anima.
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E camminando vide uomini e donne lasciare campi e vigneti e accorrere verso le porte della citta'.
E udi' le loro voci pronunciare il suo nome e gridare da campo a campo
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E lui si disse: il giorno della separazione sara' forse il giorno del convegno?
E questa mia vigiglia sara', in verita', detta la mia aurora ?
E cosa offriro' a chi ha lasciato l'aratro a meta' solco o ha fermato la ruota del suo torchio ?
Sara' il mio cuore l'albero pesante di frutti che donero' loro ?
E sgorgheranno come fonte i miei desideri affinche' ne siano colme le loro coppe ?
Sono forse io un'arpa sfiorata dalla mano del potente, o un
flauto che il suo soffio attraversa ?
Io sono un esploratore di silenzi, e quali tesori scoperti nei silenzi potro' dispensare con fiducia ?
Se questo e' il mio giorno delle messi, in quali campi ho sparso il seme e in quali stagioni dimenticate ?
Se veramente questo e' il giorno in cui levero' alta la mia lanterna non e' la mia fiamma che qui brucera'.
Buia e vuota alzero' la mia lanterna, e a riempirla e ad accenderla sara' il guardiano della notte.

                      KAHLIN GIBRAN " Il Profeta"

Il Profeta e' forse uno dei testi piu' sacri che siano mai stati scritti ed in particolare e' l'unico, di mia conoscenza, in cui si parli dei silenzi dell' Anima e questo ci fornisce l'assoluta garanzia che il libro e' frutto di un'esperienza reale dell'autore.
L' intera esperienza non puo' essere resa in parole, al massimo si puo' tentare di descrivere un petalo, ma l' intera rosa non apparira' mai.

Eppure da questo petalo si puo' sentire, si puo' trovare la certezza che la rosa esiste.

"Inoltre i particolari che si trovano descritti nel suo libro ci confermano questa diretta esperienza; non si trovera' mai un poeta o uno scrittore che parlino di " silenzi dell'anima' al limite si parla di "silenzio dell'anima".

La differenza puo' sembrare minima ma e' fondamentale perche' solo chi ha sperimentato sa che dentro di se' vi sono strati su strati di silenzi ed ognuno ha il suo aspetto, risuona diversamente, ed inoltre ognuno corrisponde ad un chakra.

Solo quando un chakra e' in sintonia diventa silente ed il suono di questi silenzi ha portato Gibran a pregare dentro la sua Anima."

E' lo stesso principio di una famosa domanda Zen : che suono fa il battimani fatto con una mano sola?

Non e' un problema di filosofia o di teologia il problema deve essere visto dal punto di vista esistenziale: solo immergendosi in questi silenzi possiamo comprenderli.

E' la meta che conta, non il ricercatore, quando la meta e' raggiunta il ricercatore scompare.

Ecco perche' Gibran si preoccupa: Cosa offriro' a chi ha lasciato l'aratro.... .

Gibran non ha nulla da offrire, solo il suono dei suoi silenzi, che non si puo' dare.

Perche' il silenzio non si puo' dare si puo' solo prendere; lui e' li' basterebbe prendere da lui.

Ed allora sara' per loro come il bambu' cavo attraversato dal vento, le sue parole non saranno sue, la sua lanterna e' vuota e buia; la riempira' e l'accendera' l'essenza dell'universo, il Signore dei silenzi perche' l'identita' del singolo e' perduta, esiste solo piu' l'identita' universale.

Gibran ha trovato se' stesso; ha trovato cio' che il mondo conosce sotto il nome di Dio.

Ma cio' che ha trovato e' cosi' enorme che e' impossibile da visualizzare.
Colui che e' partito alla ricerca ha trovato la fonte, ma qualcosa e' accaduto: nell'istante in cui trovi non esisti piu'.

Nessuno puo' vedere l'assoluto perche' non vi puo' essere oggetto ed osservatore se l' oggetto deve essere l'assoluto stesso.

Nell'istante stesso in cui l'hai trovato.... e' un attimo e cio' che cercavi e stato trovato, ma il ricercatore e' andato perduto.

Non possono esistere nella stessa realta', nella tua realta', Tu e Dio o uno o l'altro; se arriva Dio tu scompari.

E tutto cio' che egli puo' dare, tutto cio' che un Maestro puo' dare viene comunque distribuito, sta a noi prendere o meno.

L'albero carico di frutti li distribuisce senza discriminazione, ma se nessuno li coglie essi comunque cadono a terra perche' nulla puo' essere trattenuto, cio' che e' trattenuto e' fermo e cio' che e' fermo e' morto.

Non esiste nulla in natura di fermo, l'energia non conosce stati perenni di quiete.

Tutto cio' che e' preso deve essere dato....

.....non esiste altra via.
Chiunque tenti di negarlo e' costretto alla follia,
di un Mondo senza fine,
di un eterno vagare,
tra beni e cose care che pero' non sanno amare.
chi dalla vita attinge e dare poi non sa'
non merita null'altro se non l'infinita',
ma eterno sempre vive colui che lo trasmuta
e che con l'atto suo un altro animo aiuta.
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Tutto cio' che e' dato non ha prezzo, non puo' essere acquistato, deve essere rubato e questo debito karmico dovra' poi essere ripagato distribuendo i frutti del proprio albero.

Non vi puo' essere prezzo perche' cio' che ha un prezzo e' morto, quando si da' un prezzo a qualsiasi cosa la si uccide.
In questo mondo diamo un prezzo all'Amore e in quello stesso istante lo uccidiamo.

Vi e' un prezzo per le preghiere, per le funzioni religiose, per una moglie o un' amante, per un figlio....

Vi e' un prezzo per l'uomo, per il soldato.....

Tutti questi esseri forse respirano, ma sono morti.

Una pianta respira, un animale respira, non per questo un animale si puo' evolvere spiritualmente senza prima passare dallo stadio del vero uomo, vivo e presente a se' stesso.

Non vi puo' essere prezzo perche' il dono e' sempre e comunque Amore e l'Amore non puo' essere morto; muore immediatamente se entra il gioco il possesso.

Si' e importante saper donare ed un Maestro si deve poter pensare che sappia farlo, ma noi, noi che dobbiamo ricevere ne siamo in grado?

Saper ricevere e' altrettanto importante, nell'istante stesso in cui entra in gioco il possesso uccidiamo cio' che ci viene dato.
La parola "MIO" dovrebbe essere bandita dal nostro parlare.

Se siamo in grado di non possedere possiamo ricevere da una moltitudine di fonti, entro tutto cio' che ci circonda vi e' Dio ( Uso e usero' questo termine per indicare, nella maniera piu' assoluta l'entita' creatrice e matrice dell' Universo; l'unita' prima, e non mi voglio con questo attenere ad alcuna realta' o definizione religiosa di qualsiasi credo. Anche definire e' uguale ad uccidere. )

Siamo noi che non siamo in grado di percepire i messaggi che ci vengono da ogni dove.

Potremmo percepire Dio dentro di noi, ma dobbiamo uccidere l'Io, dobbiamo smettere di pensare in termini di "Io sono" non dobbiamo possedere noi stessi.

Potremmo percepire Dio nelle persone intorno a noi se fossimo in grado di dare loro l'assoluta liberta', se fossimo in grado di non pensare a MIA moglie, a MIO figlio,al MIO amico.....Nell' istante in cui ci poniamo con il minimo atteggiamento di possesso, anche inconscio, abbiamo ucciso tutto cio' che L'Anima di quella persona ci poteva dare.
Prenderemmo solo gli strati materiali, il possesso di qualcosa di soffocato, ucciso dal nostro Ego.

Potremmo percepire Dio fin anche nelle cose materiali che ci circondano se l'atteggiamento fosse non di possesso.

Non esiste persona che si possa permettere l'Amore, ci si puo' permettere un tempio, una villa, una macchina, cinque mogli e dieci figli, un monumento al nostro IO, il televisore piu' all'avanguardia o anche permetterci solo un tozzo di pane, ma non ci potremo mai permettere l'Amore.

L'Amore non ha prezzo, non ce lo si puo' permettere.

Una cosa tra le piu' fraintese dalle religioni di tutto il mondo e da molte filosofie a loro connesse e' l'atteggiamento riguardo al possesso ed al dono.

Per essere "Santi" non e' vero che occorra rinunciare a tutti i beni materiali perche' cio' che conta e' l'atteggiamento di base, la rinuncia al possesso.

Io posso avere anche un castello e questo non mi disturbera' minimamente se non avro' un atteggiamento di possesso.

Non e' vero, inoltre che chi e' povero sia piu' vicino a Dio; chi e' povero non possiede materialmente, ma se desidera e' come se possedesse mentalmente.

Non e' vero che donare parte dei proprii beni materiali avvicini a Dio, non finche' il dono sia come quello dell' albero carico di frutti.

Per poter donare materialmente, non si deve avere un fine, come ad esempio il riscatto dei proprii peccati, questo e' mercanteggiare !

Per poter donare materialmente non si deve aspettare che venga chiesto, il dono deve essere spontaneo.

Per poter donare, il bene non deve piu' essere affetto dal senso di possesso.

Il dono piu' bello e' quello che non riceve un grazie perche' nessuno lo ha notato , che nessuno loda perche nessuno lo ha saputo e che non ci gratifica perche' ce ne siamo subito dimenticati.

Solo in questo modo si donano cose vive, e per vive intendo dal punto di vista energetico.

Nel bilancio universale delle energie un dono fatto bene ci portera' in cambio un compenso positivo, cioe' della stessa energia del dono stesso.

Ma se abbiamo gia' noi compensato questa energia con il nostro stesso compiacimento, per esempio, questo e' gia' il nostro compenso non attendiamone altri.

Come potete vedere sia dal punto di vista filosofico, sia da quello energetico saper donare e saper ricevere sono due tra le cose piu' difficili.

Ma se noi saremo una lanterna vuota lo spirito dell' universo riempira' i nostri silenzi con la musica della creazione lasciandoci nella piu' grande delle felicita': la sintonia con noi stessi e con il creato.

Ma solo se avremo trovato i nostri silenzi questa musica potra' suonare, fino a che suoneremo la musica individuale, come un solista stonato non ci sara' spazio per la musica di Dio.

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